Formato 12×19 – 166 pagine – Anno: Marzo 2011 – Prezzo: 12,00 Euro – ISBN 978-88-7801-423-7
INDICEPresentazione di Franco Cardini
Prefazione dell’autore (Proemio e Trattazione)
1. La distruzione della Nuova Sinistra (1964-1991)
2. Il nostro Settantasette
3. Scuola. La finta rivoluzione
4. Il pacifintismo geopolitico
5. Mortomito n. 1 – Il 25 Aprile
6. Mortomito n. 2 – Il Sessantotto: né rivoluzione né terrorismo
6.1. Lo pseudolinguaggio marxista a effetti demenziali
7. Dai canti partigiani ai Beatles
8. Dalla sinistra sovversiva a quella “radicale” (i non-nipotini di Stalin)
9. Riccardo Villari: l’ultimo Sun Ya-tsen
10. Obamania
11. L’inutilità della sinistra atlantico-borgheseConclusioni
Epilogo
Ogni sezione del volume è preceduta da citazioni rispettivamente di: Riccardo Realfonzo, Igor Favole, Enrico Vaime, Bruno Arpaia, Edoarda Masi, Mao Zedong, Piero Ostellino, Franco Battiato, Dr. Hannibal Lecter, Stalin, Kris Kelvin, Renato Zero, Lisa von Blonfurchtbar, un’Operaia, Ermanno Olmi, San Paolo (Lettera agli Efesini) e, nell’Epilogo, di Gianfranco La Grassa.
Il volume tratta della cosiddetta “sinistra” che ha scordato l’obiettivo della lotta; quel fine etico-politico rappresentato dal mondo del lavoro, dalle rivendicazioni salariali, dalla lotta operaia, dall’opposizione al grande capitale, e che invece si è prodigata nell’accatastare, nella soffitta del dimenticatoio, i principi del marxismo a favore dell’ipermercato liberal-liberista.
La situazione attuale si rispecchia in un Parlamento mono-ideologico, in apparenza bivalente, le cui cinque parti componenti, distinte come centro-destra e centro-sinistra, esprimono l’identico pensiero tanto occidentalista quanto filostatunitense, per nulla europeo per come i Padri fondatori lo intendevano. Per cui si può affermare che la sinistra vi è estranea, ed al suo posto vige la cosiddetta “sinistra”.
La svendita delle tradizioni popolari a favore di un ceto magnatizio di politici sguazzanti nel lusso e legibus soluti; la distruzione della politica socialista e l’eliminazione di Craxi; l’auto-annientamento dell’opposizione parlamentare in base alla devozione atlantica, e all’interno affaires pruriginosi come pretesto di “scontro”; l’appoggio alle aggressioni dell’imperialismo in Europa e fuori; la fine di ogni speranza di riscatto da parte di classe operaia, lavoratori e strati ancor meno abbienti non più rappresentati istituzionalmente; il disfacimento dello Stato sociale; le leggi liberticide del lavoro e il fervore per le privatizzazioni varate dai governi della cosiddetta sinistra; la delega della politica a comici e banche. In definitiva, l’inutilità autoreferenziale della “sinistra” italiana ameriko-borghese attraverso i propri falsi miti, primo fra tutti il Sessantotto.
Giovanni Armillotta – iscritto al Partito Socialista Italiano sino al 1991, oltre un’esperienza di giovane segretario alla Presidenza della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati nel 1987 – ha visto da posizioni interne e toccato con mano la degenerazione della cosiddetta “sinistra” estremo-parlamentare. Nel volume egli coglie da più lontano dell’implosione sovietica – che ha condotto il piccì a spostare i propri servigi dal social-imperialismo sovietico all’imperialismo unipolare statunitense – i segni del voltafaccia verso i principi basilari del movimento operaio.